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Il telefilm che in Italia non abbiamo visto: La Famiglia Brady

Sulla televisione italiana sono passati, negli anni, quasi tutti i telefilm americani di qualche rilievo. Ma, a fronte delle mille repliche di “Love Boat”, “Vita da Strega” o “I Robinson”, una sitcom in particolare, in Italia, ce la siamo persa: “La famiglia Brady” (“The Brady Bunch”) prodotta dalla Paramount e trasmessa negli USA tra il 1969 e il 1974, per un totale di 5 stagioni seguite da innumerevoli ed mai terminate repliche.


In patria, “La famiglia Brady” è stata una produzione “cult” tipicamente anni ’70, non meno di “Starsky & Hutch” o “Charlie’s Angels”.
In Italia, inspiegabilmente, è stata distribuita poco e male (solo la prima stagione è stata trasmessa in day time da Mediaset alla fine degli anni ’80 e non è più stata replicata) e molti italiani, quando la sentono nominare, la confondono con “La famiglia Bradford”.

Proverò a colmare questa lacuna raccontandovi di questa adorabile serie che fu, per l’epoca, anche discretamente innovativa.
Siamo alla fine degli anni ’60 e Sherwood Schwartz (autore anche de “L’isola di Gilligan”) ebbe, per primo, l’idea di incentrare una sitcom su di una famiglia “allargata”. L’idea originale era di unire, in seconde nozze, un vedovo (con 3 figli a carico) ed una donna divorziata (con 3 figlie) e dare vita così ad una affollata nuova famiglia.


La Paramount avrebbe preferito censurare il dettaglio secondo cui mamma Carol avesse alle spalle un matrimonio fallito ed un ex marito, ritendendolo un tema troppo crudo per una serie family. Schwartz riscrisse pertanto il pilota in modo tale da glissare su questo aspetto, senza specificare mai che fine avesse fatto il padre naturale delle figlie di Carol nè perchè la donna si ritrovasse a crescere le sue bambine da sola.
La puntata pilota si apre con il matrimonio di Mike Brady e Carol che dà il via alla convivenza anche dei rispettivi figli: Greg, Peter e Bobby (figli di Mike) e Marcia, Jan e Cindy (figlie di Carol).
Tutta la prima stagione è incentrata sul superamento delle difficoltà di ambientamento e sull’imparare ad essere un vera famiglia.
Dalla seconda stagione in poi, l’attenzione degli autori si sposta sui 6 ragazzi che, con le loro avventure e difficoltà quotidiane, diventano i veri protagonisti.

I giovani Brady, che nell’episodio pilota conosciamo come bambini, crescono rapidamente e diventano i primi teen idol televisivi in una sitcom che si ritrova, nei fatti, ad anticipare timidamente le teen series degli anni a venire.

Prima di Brenda Walsh, prima di Marissa Cooper e di Serena Van der Woodsen, c’era infatti Marcia Brady: fisico esile e capelli favolosi, abiti che facevano tendenza e avventure sentimentali nelle quali tutte le ragazzine si potevano immedesimare. Per almeno un lustro Marcia è stata la fidanzatina degli americani e il modello estetico-comportamentale di molte adolescenti.

Greg, primogenito dei fratelli Brady, che scriveva canzoni, suonava la chitarra ed ambiva a diventare musicista di successo, incarnava perfettamente il ragazzo “fico” dei primi anni ’70 e riscuoteva grande successo tra le telespettatrici.

Jan e Peter crebbero altrettanto bene e presto contesero ai “fratelli maggiori” il favore del pubblico.


Il punto forte dei serie è che nessuno dei Brady era un personaggio tagliato con l’accetta, ma tutti e 8 avevano dei caratteri riconoscibili ma multisfaccettati e credibili, in cui era facile identificarsi.

Poichè i protagonisti della serie erano tutti ottimi cantanti, nelle ultime stagioni vennero introdotti dei momenti musicali, lasciando agli attori la possibilità di interpretare brani originali. In seguito i giovani “Brady” incisero perfino un LP contenente il “best of” musicale della serie.


Nel 1976, dopo la fine della quinta ed ultima stagione, all’intero cast della famiglia Brady fu affidato un varietà in prima serata “The Brady Bunch Variety Hour”, nel quale gli 8 protagonisti si esibivano in numeri musicali, balletti e sketch comici.


Per far fronte alle accorate richieste del pubblico, vennero prodotte, negli anni, delle miniserie spin-off dell’originale “The Brady Bunch”: “The Brady Brides”, “A Very Brady Christmas”, “The Bradys”, “The Brady Kids”.
Nel 1995 venne prodotto un film per il grande schermo: la commedia – revival “The Brady Bunch Movie” che rese omaggio in modo parodistico e insieme nostalgico alla serie.


Ad esso fecero seguito 2 sequel: “A very Brady Sequel” e “The Brady Bunch in the White House”.
Nel 2002 un episodio della serie “X-files”, intitolato “Sunshine Day” vede Mulder e Scully alle prese con uno strano personaggio, fan ossessivo de “La Famiglia Brady”.
Nel 1992, Barry Williams (interprete di Greg Brady) scrisse un’autobiografia dal titolo ” Growing Up Brady: I Was a Teenage Greg” dalla quale, nel 2000, fu tratto un omonimo film tv con protagonisti Adam Brody (nel ruolo di Greg Brady) e Kaley Cuoco (nel ruolo di Marcia).

Nel suo racconto, Williams svelò al pubblico la sofferta e taciuta relazione sentimentale tra lui e Maureen McCormick (la Marcia del piccolo schermo).
La stessa McCormick, nel 2008, diede alle stampe la sua autobiografia: “Here’s the Story: Surviving Marcia Brady and Finding My True Voice” nella quale l’attrice raccontò le profonde difficoltà dell’essere stata una celebrità adolescente negli anni ’70, l’uso di droghe, i disordini alimentari e la Depressione di una ragazza che tutti volevano vedere come perfetta.

Come altre serie, “La famiglia Brady” costituisce una umile ma significativa testimonianza dei tempi, degli usi e costumi, della morale e della società americana (e non solo).
Confrontando la prima e la quinta season, in particolare, strappa un sorriso di tenerezza l’evoluzione dell’immagine di questa famiglia, da un impeccabile bon ton anni ’60 fino alla psichedelia hippy dei ’70, pur restando nei confini di un prodotto estremamente rassicurante e politically correct.

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