Il Regno dei Fanes: Una leggenda delle Dolomiti La saga dei Fanes in una versione semplificata, adatta ad essere letta come una fiaba per i bambini della scuola primaria

Il Regno dei Fanes: Una leggenda delle Dolomiti

Il Regno dei Fanes

L’antico Regno dei Fanes, era un pacifico e florido regno situato sulle Dolomiti.

Si diceva, tra i popoli vicini, che il Regno dei Fanes fosse divenuto grande e potente grazie ad un’alleanza con il popolo delle marmotte che vivevano tra le rocce dei monti.

Questa alleanza era assolutamente segreta e solo chi diveniva re o regina dei Fanes ne veniva messo a conoscenza.

Quando la nuova Regina dei Fanes prese come marito un re straniero, non osò raccontargli dell’alleanza con le miti marmotte, temendo che l’uomo potesse disprezzare degli alleati così piccoli e umili.

Il nuovo Re, che era un uomo molto ambizioso e risoluto, pensò invece di stringere un’alleanza con il feroce Re delle aquile.

 

Dopo qualche anno, la Regina diede alla luce due gemelle che vennero chiamate Dolasilla e Lujanta.

L’alleanza tra la Regina e le marmotte prevedeva uno scambio: una delle figlie nate dalla donna sarebbe stata affidata al popolo delle marmotte. Allo stesso modo, una piccola marmotta sarebbe stata donata alla Regina perché ne avesse cura.

Così la Regina, di nascosto dal marito, affidò una delle due gemelline, Lujanta, alle marmotte, come pegno della propria lealtà e, in cambio, ricevette una piccola marmotta, bianca come la neve, che la Regina avvolse nelle fasce e mise nella culla accanto a Dolasilla.

Anche il Re dei Fanes doveva, però, dare un pegno al suo alleato, il Re aquila. Così, senza dir nulla alla Regina, prese dalla culla le due neonate e le affidò ad un servo affinchè si recasse presso il Monte Nuvolau per consegnare una delle due piccole al potente rapace.

L’aquila osservò i due fagottini: in uno era avvolta la principessina Dolasilla, nell’altro, la marmottina che aveva preso il posto di Lujanta.

Vedendo quell’animaletto tutto bianco, peloso e soffice, l’aquila pensò che dovesse essere una bambina speciale e la scelse. Serrò con delicatezza tra gli artigli il fagottino per portarlo con sé sul proprio nido… ma non fece in tempo a spiccare il volo che la marmottina, agilissima, gli sgusciò dagli artigli e sgambettò via tra le rocce.

 

Nel frattempo, scesa la notte, il servo, che stava riportando a casa Dolasilla, venne sorpreso da un perfido stregone che, per magia, si presentava con l’aspetto di un orribile scheletro di mulo. Lo stregone si chiamava Spina de Mul. Egli odiava i Fanes ed era lì per rapire la piccola principessa.

Fortunatamente si trovava a passare di là un ragazzo, proveniente dal lontano paese dei Duranni, che sognava di diventare un potente guerriero. Ey de Net, questo il nome del ragazzo, udì il pianto della bambina e si scagliò contro lo stregone tirandogli contro delle pietre. Nonostante il buio, Ey de Net riuscì a colpire in pieno Spina de Mul che fu costretto a fuggire via.

Ey de Net raccolse poi da terra una splendida gemma (chiamata “Rajetta”), che Spina de Mul aveva lasciato cadere durante il combattimento, e la donò alla piccola Dolasilla per farla smettere di piangere. Così la principessa Dolasilla, stringendo nella manina la gemma luccicante, venne riportata sana e salva al castello dei Fanes.

 

Trascorsero parecchi anni e Dolasilla era ormai divenuta una giovinetta. Il Re dei Fanes, spinto dalla propria ambizione, guidò una spedizione a Canazei per cercare il tesoro nascosto sul fondo del Lago d’Argento e portò con sè anche sua figlia Dolasilla.

Durante la ricerca del tesoro, nei boschi che circondano il lago, i soldati trovarono una misteriosa scatola d’argento contenente un pezzo di pelliccia bianca di ermellino e della strana polvere grigia.

Subito sbucarono fuori da un cespuglio tre nani che supplicarono la principessa Dolasilla di restituire loro la scatola. I nani sembravano disperati e la principessa, piena di compassione, li accontentò.

Riconoscenti, i tre nani la ricompensarono rivelandole che, se avesse gettato la polvere nel lago d’Argento, avrebbe visto affiorare dall’acqua il tesoro. Le regalarono anche la pelliccia d’ermellino, dicendole di usarla per farsi una corazza fatata che nessuna arma avrebbe mai potuto penetrare.

“Il tuo destino è di diventare una guerriera invincibile, Dolasilla le predissero i nani. “Ma stai attenta: se un giorno la pelliccia bianca della tua corazza dovesse cambiare colore, non dovrai scendere in battaglia per nessun motivo al mondo”.

La principessa ringraziò i nani e fece ciò che le avevano suggerito: gettò la polvere nel Lago d’Argento e vide emergere il tesoro. Vi trovò anche un arco e delle frecce d’argento, magiche ed infallibili.

La principessa prese ad esercitarsi con l’arco e divenne in breve tempo un’arciera provetta.

Il Re dei Fanes iniziò a portare Dolasilla in battaglia e, grazie alle sue frecce infallibili, la ragazza vinse sempre facilmente tutti gli scontri.

Seguirono anni di continue battaglie, grandi vittorie e grandi bottini. La principessa Dolasilla era ormai acclamata come un’eroina da tutto il suo popolo.

Grazie ai poteri di Dolasilla, il Re dei Fanes potè seguire la propria ambizione e conquistò, ettaro dopo ettaro, tutti il regni circostanti. Ma il Re non riusciva mai ad accontentarsi.

Dopo l’ennesima battaglia vinta, una notte, Dolasilla cade in un sonno profondissimo, e nel sogno udì la voce di uno dei guerrieri che lei stessa aveva sconfitto che le chiedeva di smettere di combattere e riportare la pace nel Regno dei Fanes.

Dolasilla, turbata da questo sogno, avrebbe voluto ubbidire al monito, ma il Re, tutto preso dalle proprie smanie di conquista, si oppose, affermando che si trattava soltanto di sciocchezze e non si doveva dar retta ai sogni.

 

Nel frattempo c’era chi tramava alle spalle della famiglia reale.

Il perfido stregone Spina de Mul, che aveva cercato di rapire Dolasilla quando ella era ancora in fasce, voleva ora recuperare la preziosa gemma chiamata “Rajetta” (che anni prima Ey de Net aveva donato a Dolasilla e che ora si trovava incastonata nella corona della principessa).

Spina de Mul persuase le popolazioni dei dintorni a ribellarsi al re dei Fanes, convincendoli che il potentissimo esercito guidato da Dolasilla dovesse essere fermato al più presto.

Spina de Mul riuscì a convincere perfino Ey de Net (il giovane guerriero del regno dei Duranni, che tanti anni prima aveva salvato Dolasilla).

Ey de Net accettò di sfidare l’esercito dei Fanes ma pose una condizione: che alla principessa fosse risparmiata la vita e che, anzi, non le fosse torto neppure un capello.

Il malvagio Spina dal Mul, però, studiava un tradimento: attese il momento propizio e poi, nella concitazione del combattimento, con la propria magia, ferì gravemente Dolasilla.

Ey de Net che, rivedendo la splendida fanciulla, aveva provato un tuffo al cuore, invece di sfruttare il momento per sferrare l’attacco finale contro i Fanes, se la prese con Spina de Mul, che aveva tradito il loro patto.

Dolasilla venne soccorsa e venne portata al sicuro al castello dei Fanes, tra le braccia dei suoi genitori. Era salva.

Ma Ey de Net non si sentiva tranquillo: temeva che Spina de Mul potesse cercare di nuovo di uccidere la principessa.

Così, il giovane guerriero chiese ai nani di forgiare uno scudo fatato per proteggere la principessa. Uno scudo che fosse tanto pesante da non potere essere portato da nessun altro all’infuori di lui.

Quando lo scudo venne portato al castello dei Fanes, nessuno fu in grado di alzarlo.

Venne indetta una gara tra i soldati e i cittadini: chi fosse riuscito ad alzare lo scudo, sarebbe diventato la guardia del corpo di Dolasilla con l’incarico di proteggerla. Ey de Net si presentò a corte e fu l’unico a sollevarlo.

Così ricominciarono le battaglie ed i successi dei Fanes, con Dolasilla in prima linea e Ey dal Net al suo fianco.

Il legame tra i due ragazzi si fece sempre più stretto. Giorno dopo giorno, battaglia dopo battaglia, tra i due giovani scoppiò l’amore. Dolasilla desiderava, ora più che mai, smettere di combattere e riportare la pace nel regno.

Ma quando Ey de Net chiese al Re dei Fanes di poter sposare Dolasilla, il sovrano si adirò, vedendosi ostacolato nei suoi smisurati desideri di conquista. Invece di benedire l’unione dei due innamorati, il Re bandì Ey de Net dal regno, mandandolo in esilio in una terra lontanissima.

Dolasilla, col cuore infranto, dichiarò a suo padre che non sarebbe mai più scesa in battaglia senza il suo amato Ey de Net.

Il Re dei Fanes cominciò a preoccuparsi: proprio adesso che aveva deciso di conquistare la Valle Aurona, ricchissima d’oro, si ritrovava senza Dolasilla che, con le sue armi fatate, fin ad allora gli aveva garantito sempre la vittoria.

La sua sete di potere era impossibile da placare. Così il Re decise di tradire il proprio popolo stringendo un patto con i nemici, “i popoli del sud”, che da sempre desideravano sottomettere il Regno dei Fanes.

Il Re traditore invitò i nemici ad attaccare il suo stesso esercito (che, senza Dolasilla e Ey de Net, era molto indebolito).

Il Re andò a nascondersi in una grotta, mentre il Regno dei Fanes veniva attaccato dai nemici. Aveva deciso di sacrificare il proprio popolo in cambio dell’oro della Valle Aurona.

 

Ma non tutto andò come previsto. Di fronte al pericolo di un’invasione, Dolasilla decise di tornare ancora una volta in battaglia per salvare la sua gente.

La corazza di Dolasilla, però, da bianca che era, ora si presentava scura.

La principessa ricordò la profezia dei nani del lago: “Se un giorno la pelliccia bianca della tua corazza dovesse cambiare colore, non dovrai scendere in battaglia per nessun motivo al mondo”.

Dolasilla capì di essere in grave pericolo, tuttavia, per amore del suo popolo, non si tirò indietro.

Il tragico presagio divenne realtà dopo poco: Dolasilla venne colpita dalle sue stesse frecce infallibili, rubate con l’inganno, il giorno prima, da Spina de Mul.

Il perfido stregone aveva sconfitto Dolasilla. Dopodichè scovò la grotta dove si nascondeva il Re dei Fanes e, con la sua magia, lo pietrificò, trasformandolo nella roccia che ancora oggi sovrasta il passo di Falzarego.

 

Nel frattempo, il castello dei Fanes era stato messo a ferro e a fuoco e la Regina, la madre di Dolasilla, era ormai rimasta sola. Non le restava che chiedere aiuto alle sue alleate marmotte, a cui aveva affidato, tanti anni prima, la sorella gemella di Dolasilla: Lujanta.

Le marmotte inviarono la giovane Lujanta al castello dei Fanes. Quando Lujanta prese l’arco e le frecce della sorella e scese in battaglia, i soldati dell’esercito nemico credettero che si trattasse di Dolasilla che aveva sconfitto la morte e si misero in fuga spaventati.

Il popolo dei Fanes era salvo, ma il castello era ormai distrutto dalle fiamme e la principessa Lujanta potè solo condurre in salvo la Regina e la sua gente nel regno sotterraneo delle marmotte.

 

Secondo una leggenda delle Dolomiti, ancora oggi, una volta l’anno, in una notte di luna piena, si possono vedere la Regina e Lujanta che compiono, in barca, il giro del Lago di Braies. Sotto al Lago di Braies, infatti, si dice che si trovi la porta che conduce al regno delle marmotte, l’ultimo rifugio del popolo dei Fanes.

La Regina e la principessa sono ancora in attesa del tempo promesso: il tempo in cui i Fanes conosceranno di nuovo pace e prosperità.

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